domenica 20 aprile 2008

Saper scegliere

Il voto del 13 e 14 aprile -mi riferisco alle Provinciali- ci ha fatto ricredere sulla partecipazione: si credeva ci fosse una grande astensione, puntualmente smentita da un notevole incremento. Mi chiedo, però, cosa abbia spinto l'elettore a recarsi alle urne. Un moto di ribellione o, piuttosto, la consapevolezza di scegliere, anche se tra i rappresentanti proposti dai partiti, attraverso l'unico strumento democratico in nostro possesso? Quale che sia la molla propulsiva, certo nelle scelte future bisognerà, a mio avviso, tener presenti delle priorità. Una sorta di scaletta ideale, i cui scalini siano gli attributi di ogni singolo candidato (ovviamente applicabile a livello locale, dove l'influenza politica tende a farsi sentire in minor misura). Alla base, dunque, ci saranno le competenze: bisognerà conoscere il curriculum formativo (istruzione) ed etico-morale della persona che aspira alla poltrona. Il passo successivo sarà la vicinanza: dovrò scegliere un mio compaesano -realmente tale- che nella peggiore delle ipotesi, e nella logica più spicciola, dovrà avere a cuore l'interesse campanilistico, ovvero della comunità ortese. Ancora, si dovrà -è questo il nodo più intrigato- comprendere il motivo della sua "discesa in campo": puro interesse personale, passione politica, potere economico da sviluppare, ecc. Solo in ultima analisi dovremmo -e bisogna essere ben abili a farlo- capire cosa può, in prospettiva, interessarci rispetto a quel candidato: scelgo tizio perchè ho una necessità che solo lui può adempiere. Molti, saltando i quattro punti proposti, sbagliano i propri calcoli e, dopo anni, si lamentano, si disilludono e pensano di risolvere tutto attraverso l'astensione. Così facendo, rinunciano semplicemente al potere loro concesso da anni di lotte e innumerevoli sacrifici.

1 commento:

Antonio Aghilar ha detto...

Questione di Rappresentanza: Bene Michè. Domanda a TUTTI. Come fare per rendere il processo attraverso cui le organizzazioni sociali che propongono il candidato/a di turno (cioè i Partiti) si attengano, nella scelta dell'uomo/donna-rappresentante, ai criteri da te suggeriti? Boh, io non saprei. Francamente su questo passo m'inceppo. Fare in modo che i Partiti tornino ad essere quello che furono nell'immediato dopoguerra, ovvero fucina per la classe dirigente? Certo è un'ipotesi...tuttavia è anche un rimandare la questione a dei processi di auto-critica interni al Partito che, in quanto organizzazione chiusa (non così è in teoria)con tanto di struttura dirigistica, finisce sempre per "proporre" non un rapresentante politico, ovvero qualcuno che in virtù del MANDATO elettorale agisca per conto dell'elettorato, ma un rappresentante del Partito, ovvero un Uomo/Donna-Immaggine-Vetrina che agirà per forza di cose per conto (e anche in nome)di chi è chiamato a rappresentare, ovvero...il PARTITO, che però in Italia è un'organismo sociale autonomo e spesso chiuso (quanto non addirittura avulso) dalla società presa nella sua interezza...IL DIRIGISMO DEI/NEI PARTITI. Un bel problema da risolvere. Ma mi chiedo: è un problema dei Partiti o anche di chi dai Partiti è fuori, cioè la maggior parte dell'elettorato? E in quest'ultimo caso, come fare a risovere quest'inceppatura, causa di tanti mali della politica italiana? Basta lo spritito critico? (certo, è vero che se ci fosse, sarebbe un bel passo avanti...se non altro i partiti sentirebbero più pressione...e si preoccuperebbero di più di condividere certe scelte...compresa l'apertura ad un dibattito (non ridotto soltanto al periodo pre-elettorale), ora del tutto ASSENTE, con il resto della società civile a proposito dei PROGRAMMI...)