lunedì 4 ottobre 2010

Prescrizione e Abacus Marine



Braccia incrociate dietro la schiena, e sguardo disilluso fin quando non arriva qualcuno: “Rocco!, come va?”. Un avvocato si avvicina, lo prende sotto braccio e si congratula per le “bellissime giornate in barca” durante la scorsa estate. “Sono preoccupato – si confida Rocco Bonassisa -, qua il processo va per le lunghe, ma io voglio essere giudicato, voglio uscire pulito da questa storia”. Certo, uscire pulito dall’accusa di disastro ambientale per la discarica abusiva più grande d’Europa, quella di Castelluccio dei Sauri, sarebbe davvero un gran colpaccio.
Ieri doveva essere il giorno dell’udienza, ma nel frattempo è stato rinnovato il collegio e la questione andrà per le lunghe: la via della prescrizione si fa sempre più concreta. “Non voglio – dice JR, come lo chiamano gli amici -, nella prima fase li abbiamo stracciati, adesso ci toccherà riprendere tutto, che dici?”, chiede allo stesso interlocutore. “Ma no, non ti preoccupare – gli risponde immediatamente l’avvocato -, vedrai che adesso più passa il tempo e più la tensione si stempera. Questa è una regola non scritta: quando si inizia un processo si fa tanto rumore, poi con il passare del tempo si spegne ogni fuoco”.
Scappa il sorriso sulle parole dell’avvocato-amico. Si sente aria di rinvio dell’udienza in Tribunale ed in qualche modo si deve pur perder tempo. Bazzica in lungo e largo il re dei rifiuti in Capitanata, con uno spezzato giacca blu e camicia chiara. Gli occhiali da vista poggiati sullo sguardo spento, nascondono  qualche brufoletto sul viso.  Quando parla, sembra ormai un professore della materia, al punto da tirare anche schioppettate sarcastiche all’altro imputato che è stato tirato nella faccenda per il semplice motivo di essere il proprietario di un mezzo per il movimento terra: “Fra poco ci danno la laurea – dice -, siamo coinvolti in una vicenda che sta producendo solo danni economici. Sì, continuo a lavorare, ma devo sempre dare spiegazioni alle holding che non si fidano perché vedono il procedimento pendente. Io non voglio più dare spiegazioni, mi sono stancato. Voglio la sentenza che mi tira fuori definitivamente da questa storia”.
Ha pure da confessare qualcosa sulla vicenda dell’Amica di Foggia: “Gli unici crediti certi sono i miei, non quelli di Frisoli che ha avuto già torto in due gradi di giudizio, mentre io ho già vinto. Fino alla fine mi devono far girare i c… e devo sputtanare tutti”. Anche in questo caso, l’unico pulito sarebbe lui, l’imprenditore titolare dell’Agecos, che nel frattempo si ritrova nella certezza di due provvedimenti, Black Hole (per la discarica di Orta Nova, in località Ferrante) e Black River (la discarica sul Cervaro, appunto).
Alle 11 circa si entra in aula; lui rimane ancora un po’ fuori, per parlare con un altro, giovane, avvocato. “Tu non ci sei per un periodo, vero?, mi hanno detto che vai al salone nautico di Genova…”, domanda con un certo gusto. La risposta è immediata: “Sì, parto domani, e ci resto per tutta la settimana”. Nel frattempo sono entrati quasi tutti in aula, qualcuno ha il volto corrucciato, pur sapendo che la percentuale di rinvio di tutte le udienze è altissima.  Lui è tranquillo: “Sai, sto trattando un Abacus, vorrei prenderlo perché sono modelli molto spaziosi…”. “Beh, sì, sono davvero ottime barche”, risponde l’avvocato. Si stempera pensando alla possibilità d’acquisto di un bella imbarcazione Abacus Marine, poi decide che forse sarebbe il caso di entrare in aula. Si siede al solito posto, sulla seggiola imbottita in pelle di fianco ai bachi dove siedono gli avvocati, a pochi centimetri dal parapetto che divide dall’uditorio.  È dimagrito, ma comunque sente tutto il peso della propria stazza. Osserva ogni movimento, a volte lo sguardo si perde nel vuoto o fissa con insistenza particolari insignificanti ai più, in particolar modo quando si tratta dell’abbigliamento.
Il labbro inferiore si reclina verso il basso, mentre guarda per qualche secondo la fibbia dei mocassini scuri dell’avvocato Franco Metta, che con il suo incedere elegante, trench avviluppato sull’avambraccio a mo’ di ombrello, lascia l’aula dopo il rinvio. Non può fare a meno di osservarne la stravaganza e lo stile, fors’anche la magrezza ed il piglio con il quale si presta alle battutine dei pm. Prende la seggiola e la sposta, si piazza di fianco all’avvocato Follieri, la mente vera della difesa. “Va bene il 28 per la prossima udienza, rispettando la stessa prassi?”, domanda il presidente del Tribunale. “Per noi va bene”, risponde Follieri. Una giornata ordinaria, come quella del rinvio a giudizio, dove JR si fece notare per l’eleganza firmata Prada. Quasi una sfilata, che si fa sempre più serena grazie ai buchi della giustizia italiana.
“Non sappiamo se vogliamo ripartire da zero o riprendere il lavoro lasciato dal vecchio collegio, per noi non ci sono problemi di nessun tipo”, commenta Follieri dopo la delega di Bonassisa. Lo sanno quale sarà la sorte di questo processo che doveva essere “esemplare”, per questo possono far la voce grossa chiedendo espressamente l’assoluzione. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

La possibile sentenza di assoluzione o la fine del processo per prescrizione dei termini saranno una mazzata mortale alla speranza di vedere condannato un criminale. Ogni futura lotta cittadina per contrastare altri abusi e altre violenze al territorio, così come ebbe luogo ad Orta Nova per la discarica di Ferrante, morirà prima di nascere.
Non sia mai!
M.