Il reperto, ribattezzato frettolosamente "elmo di Achille" per la sua origine ellenica, risale al IV secolo prima di Cristo. L'Italia ne ha chiesto il sequestro nel 2003 dopo aver individuato l'elmo ad un'asta di oggetti di proprietà di un defunto collezionista tedesco. Fatto sta che allora le autorità di Berlino decisero di affidare il reperto alla Fondazione che gestisce i principali musei della capitale tedesca, in attesa di chiarire l'origine del reperto. Origine che in realtà sarebbe già stata abbondantemente verificata e chiarita. Nella nota diramata dalle agenzie di stampa nazionali non si fa affatto riferimento all’attuale proprietario, ma al giornalista del Messaggero Fabio Isman viene immediatamente in mente un nome su tutti: “Il traffico di questi reperti c’è sempre stato – ci spiega al telefono – ed il maggior collezionista di elmi al mondo è certamente Guttman. Non so se l’elmo sia finito nella sua immensa collezione di Monaco, fatto sta che il contenzioso tra lui e l'Italia è diventato enorme”. Qualcuno storce il naso rispetto ad una vicenda che in altre situazioni sarebbe stata sicuramente sottaciuta: “Ricordo la scoperta di quell’elmo, se ne parlò per un po’ – ci dice un esperto locale di Herdonia -, ma non è certamente il reperto di maggior valore che è stato tirato fuori ad Ordona”. Ci conferma che, nel periodo tra gli anni Settanta e la prima metà degli anni Novanta, si è intensificato notevolmente il traffico dei reperti verso l’estero, con l’Inghilterra, la Germania, la Svizzera e gli Stati Uniti al primo posto per le “importazioni”. Era la stagione d’oro dei tombaroli che, nel corso degli anni, hanno pressoché svuotato le aree archeologiche superficiali, facendo girare un fiume carsico di economia in nero.
Ancora non si sa come il “defunto collezionista” (così lo descrivono le agenzie) sia arrivato in possesso dell’elmo, ma c’è da dire che all’asta di Monaco vengono battuti ogni giorno pezzi di notevole importanza e la collezione Guttman certamente la fa da padrona sulle armature e le armi: basta andare sul sito della “Hermann Historica” di Monaco (http://www.hermann-historica.com) per farsene un’idea (ci sono alcuni elmi con la dicitura “Apulian”). La gran parte di questi elmi sarebbero stati acquistati proprio negli anni Novanta nella cittadina tedesca di Krefeld, una cittadina nata durante l’Impero romano, ora localizzata nel Land del Nord Reno-Westfalia.
Proprio nei giorni della protesta nazionale contro l’abbandono dei beni archeologici (Herdonia è arrivata alla ribalta nazionale), il ministro della Cultura Sandro Bondi ha lanciato la campagna di conquista dell’elmo di Achille (per qualcuno assai pretestuosa, visto che sono numerosi i beni di maggior valore fuori dal territorio nazionale e mai restituiti).
Il ritardo della richiesta è stato clamoroso ed è per questo che giovedì scorso, alla prima udienza del processo contro la Fondazione Preussischer Kulturbesitz (uno dei tanti in corso), al governo regionale del Land di Berlino e agli esecutori testamentari degli eredi del collezionista berlinese che si impossessò illegalmente del prezioso cimelio, il governo italiano ha subito una mazzata alla quale tuttavia potrà porre rimedio in appello.
Lo storico cimelio fu trovato durante l’ultima fase (1993-2000) di scavo della spedizione italo-belga guidata dall’attuale rettore dell’Università di Foggia Giulio Volpe, quando vennero recuperati – per merito dell’equipe italiana, visto che i belgi andarono via di lì a poco – gli elementi restanti per la ricostruzione storica del centro della civiltà dauna del VII secolo avanti Cristo. Gli esperti fanno risalire a quell`epoca, se non addirittura al IX secolo, l’origine del pesante copricapo ionico di bronzo con una forma a cuneo, che completava l’armatura corazzata degli opliti (soldato della fanteria pesante della Grecia antica) sbarcati in Puglia.
L`elmo è stato ribattezzato sbrigativamente col nome del leggendario protagonista dell`Iliade non perché la sua età potesse avere una qualche parentela mitologica con la guerra di Troia, ma per sottolinearne la natura genuinamente ellenica «Poteva essere indossato in guerra, ma anche come ornamento di prestigio in occasioni solenni», ha spiegato ad un quotidiano nazionale lo storico dell`arte Martin Maischberger, della Antikensammlung (collezione di antichità) dei musei pubblici berlinesi. “È un elmo molto raro, con un valore inestimabile e lotteremo fino in fondo per riaverlo”, avrebbe commentato l’avvocato Levke Voss incaricato dal ministero dei Beni culturali per rappresentare gli interessi dell’Italia. È dal 2007 che va avanti la causa, ma già nel 2002 la giustizia italiana si occupò dei ladri negli scavi, prima che il reato andasse in prescrizione. Nel 2000, alla fine della campagna guidata da Volpe, molti reperti furono nuovamente sepolti in fretta e furia, perché non erano garantiti il restauro e la conservazione. All’ora non c’era il museo. Adesso lo hanno realizzato, ma non è stato ancora inaugurato. E nel frattempo, chissà quanti altri tesori sono stati esportati per essere venduti nelle milionarie aste a ricchissimi mecenati di tutto il mondo.
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