sabato 19 febbraio 2011

Le rivoluzioni dal basso

È ormai il tema dominante: la rete come strumento rivoluzionario, che crea contatti altrimenti impossibili. Il Marocco è solo un faro per gli Stati arabi. Quei giovani con gli occhi spiritati non sono nient'altro che l'alito ideologico della lotta contro le dittature (di qualsiasi tipo) che ha determinato le sorti di molte democrazie di "nuova generazione". Lo stesso dev'essere stato per il Vecchio Continente, ma solo nei secoli passati e con ben altri mezzi. Non per questo, tuttavia, non abbiamo nulla da imparare da quelle popolazioni. Se le dittature possono presentarsi in modo differente - a seconda dell'evolversi del dna di un Paese -, anche le rivoluzioni dovrebbero differenziarsi a seconda del nemico da contrastare. Il soft power, spesso, crea delle incrostazioni di potere certamente più resistenti rispetto alle vecchie modalità di gestione del potere. Le tv e il bunga bunga sono certo armi di "distrazione di massa", ma a livello locale ci sfugge, il più delle volte, il modo in cui vengono innalzati i fortini dei piccoli potentati di provincia.  Ci si sforza di voler cambiare l'Italia senza considerare che si dovrebbe partire proprio dai Comuni. Anche qui, il sistema si tiene a tal punto da consolisarsi con i bisogni e le aspettative della popolazione. Sembra che non si possa prescinderne. E, invece, bisognerebbe avere il il coraggio di rompere, di modificare lo scenario. Il voto dovrebbe assolvere a questa funzione. Ma per farlo, deve essere consapevole. Il web potrebbe essere, anche in questo caso, lo strumento nuovo, l'elemento dell'affrancazione dalla passività. Solo che nei blog e nei social network sembra non palesarsi neppure l'eventualità di questo risvolto. È stata, piuttosto, trasferita la vecchia impostazione dialettica sul nuovo medium. Il contrario della rivoluzione, insomma. L'implosione del linguaggio politico delle piccole comunità come la nostra (Orta Nova), è il peggio che vi possa essere al cospetto del "villaggio globale". Come in un piano inclinato, se si è fermi si recede inevitabilmente. E a poco serve postare sulla "bacheca", come in un albo pretorio, i propri manifesti politici: bassa la proposta, pessima la discussione che ne scaturisce. L'auspicio è che le prossime amministrative non rispecchino affatto questi presupposti. Sarebbe un dramma, seppur circoscritto ad un paese di 18mila abitanti. Certo per nulla paragonabile ai vecchi organigrammi dittatoriali della costa settentrionale africana, ma sicuramente per noi molto più cogente. Non foss'altro che per spirito di vicinanza. 

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