mercoledì 31 agosto 2011

Il libro all'indice sulla sanità di Vendola

Non basta la morte di Massimo Novelli, amministratore della Sanitaservice di Bari, per far luce sulla sanità di Vendola?
Ecco un capitolo sulla "mente operativa" delle internalizzazioni.


Capitolo X

Nascita di un “talebano”: Antonio Di Biase

A questo punto sarebbe utile comprendere come nasce il padre padrone della società controllata dall’Asl. Il commercialista di Trinitapoli viene messo a capo della società ma ancora non si riesce a comprendere per quali competenze manageriali particolari. Nessuno, in buona sostanza, riesce a capire quali siano le sue esperienze pregresse nel settore, se si esclude l’incarico da subcommissario di Piazza della Libertà, che gli permettano la gestione efficiente di una società enorme. Né mai ha voluto fare una operazione di trasparenza mostrando, come accade per tutti i dirigenti e dipendenti della pubblica amministrazione, il proprio curriculum. Le voci si rincorrono e ne emergono di imbarazzanti: Di Biase, prima di essere amministratore unico di Sanitaservice, avrebbe fatto l’edicolante, prima di acquistare alcune partecipazioni in società siderurgiche, senza tralasciare un’esperienza nel settore dell’ortofrutta. La verità starebbe invece in queste parole: “Io ho sempre fatto solo il commercialista – si confidò in una intervista -, nel settore della sanità l’unica esperienza che ho avuto è stata una consulenza, durante la Giunta Fitto, per la Commissione di indagine sulla sanità tarantina. Ero uno dei due membri di minoranza, mentre tre erano quelli di maggioranza. In quella occasione, scrissi davvero tutto, al punto che il presidente, un fittiano doc, il professor Berardi, mi chiese di scrivere la relazione finale per via della mia onestà intellettuale”.
Forse però, per ricoprire il ruolo di amministratore della nuova società, l’esperienza più importante è stata la tessera del Partito comunista e l’amicizia fraterna (e mai disinteressata) con il compaesano Sannicandro. Così nasce il “supermanager” della sanità pugliese. Un personaggio pittoresco, che tratta i dipendenti con piglio quasi dittatoriale, facendogli pesare, ad ogni piè sospinto,  la “fortuna” di esser stati assunti e, in tal modo, negandogli qualsivoglia pretesa. Durante un incontro sindacale, alzando la voce su tutti, ebbe modo di precisarlo: “Dovete dir grazie per essere stati assunti in questa società, pertanto pensate bene prima di parlare”. La minaccia è all’ordine del giorno, insomma, e non solo nei confronti dei dipendenti, per i quali certamente è più efficace alla luce della sudditanza propria del rapporto di lavoro, ma anche con tutti gli altri che la pensino diversamente: giornalisti scomodi, sindacalisti “non allineati” e oppositori in generale. Il delirio di onnipotenza si è spinto al tal punto da essere impresso su carta protocollata all’Asl e intestata alla società: parolacce, minacce e un metodo tutto nuovo: la volgare difesa viene diramata tra tutti i dipendenti, nessuno escluso, con la distribuzione delle “lettere” che spesso fomentano alla “rivoluzione” contro gli oppositori di Sanitasevice.
Un esempio chiarificatore sul potere ricattatorio è quello accaduto nella primavera del 2010 a San Severo. Due licenziamenti anomali, per giusta causa, dopo la richiesta di qualche giorno di ferie durante le festività pasquali. Tra l’altro, sempre in quel periodo, di provvedimenti di questo genere ne vennero annunciati almeno altri cinque.
A denunciare i casi, tutti nel periodo post elettorale, il segretario foggiano dell’Usspi (Unione sindacati pubblico-privato impiego) Massimiliano Di Fonso.


Con due note secche inviate da Di Biase ai dipendenti T. ed F. rispettivamente il 31 marzo ed aprile, viene recesso il contratto in base all’articolo 2119 del Codice civile “per giusta causa”, dunque senza preavviso perché il rapporto era a tempo indeterminato. In entrambe le situazioni la “giusta causa” sarebbe determinata secondo Di Biase, nella ingiustificabile messa in ferie, in realtà coperta dalla malattia durante il periodo pasquale.
Nel caso di T. l’amministratore della Sanitaservice parla di “malattia a comando”; nel caso di F., invece, di provvidenziale ricorso al certificato di malattia per starsene a casa nel periodo di Pasqua. L’arroganza gestionale viene meglio precisata da Di Fonso in una nota del 9 aprile: “Di Biase si è reso protagonista  dei licenziamenti poiché, a suo dire, le maestranze avevano preannunciato la malattia. Ammessa la gravità affermata del comportamento, non si comprende il motivo per il quale non abbia attuato le procedure di contestazione, per verificare quanto egli stesso dichiara. Invece l’amministratore si rende protagonista di azioni dittatoriali e talebaniche, visto il suo agire persecutorio nei confronti degli operatori della società. Non vorremmo che la Sanitaservice, società dell’Asl nata per dare beneficio e diritti ai lavoratori, diventi strumento per ritorsioni post elettorali verso chi, seppur della stessa area, non abbia scelto candidati privilegiati, in esclusiva dall’amministratore”. L’arma di “messa in soggezione” dell’amministratore di Sanitaservice è il telefono: chiama per controllare le malattie sostituendosi al medico fiscale, per intimare il rientro al lavoro (“o rientri o ti licenzio”), e per rimproverare atteggiamenti non in linea.
Il sindacalista denunciò il “mobbing continuo verso i lavoratori” e questa fu la risposta dell’amministratore in una intervista, pubblicata il 16 aprile: “Volevano truffare l’azienda”.

Dottor Di Biase, non pensa di essere stato poco “compagno” con questo provvedimento?
Allora, precisiamo, essere comunista non significa essere tollerante verso chi non lavora, soprattutto quando pretende di perseguire una vera e propria truffa ai danni dell’azienda. A questo atto gravissimo, non si poteva che rispondere con il licenziamento senza preavviso, per giusta causa.
Di Fonso crede che lei, ancor peggio, sia solito ricattare i dipendenti con un atteggiamento che definisce “dittatoriale”, sostituendosi addirittura alle figure preposte per i controlli come, nel caso di questi licenziamenti, il medico fiscale. È vero che controlla personalmente?
Telefono semplicemente ai dipendenti per sincerarmi di quale malattia soffrano e se davvero non sono in grado di recarsi sul posto di lavoro: non voglio nemmeno guardare i certificati. Ma quando a qualcuno vengono negate le ferie e, poco dopo, a comando, presenta il certificato di malattia, allora è ben chiaro che qualcosa non quadra. Anche perché, in questi casi, a pagare non è solo l’azienda, ma anche le famiglie degli altri lavoratori. Questo è un clima che deve essere per forza evitato, per ovvie ragioni di efficienza ed economicità.
A proposito di queste due parole magiche, ritiene che siano due obbiettivi concretamente centrati?
L’efficienza è assoluta e l’economicità si può intuire per il fatto che, oltre ad aver risparmiato in ogni singola voce, pur avendo aumentato gli stipendi del 30 per cento, abbiamo abbattuto anche i costi amministrativi. Siamo in 4 a gestire un’azienda da 850 dipendenti. Personalmente sono reperibile 24 ore al giorno sul telefonino, mentre il mio collaboratore Roberto Rutigliano riesce a gestire la turnazione di 350 persone del 118. Nelle altre cinque Sanitaservice pugliesi, invece, hanno preferito affidare molti incarichi ad esterni, spendendo certamente di più.
Ma non è che davvero state preparando la strada per nuove assunzioni con questi strani licenziamenti post elettorali?
Macchè, tutte stronzate: non mi riguarda questo costume politico. Chi la butta sulla politica è evidente che non ha sufficienti argomentazioni per dimostrare quello che dice o che vorrebbe far credere.
Resta il mistero sulla provenienza dei lavoratori e sulle sponsorizzazioni politiche. Come mai nemmeno i sindacati sono a conoscenza dell’effettiva dotazione organica dell’azienda?
Perché nessuno ne ha fatto mai richiesta. Ma una cosa mi sento di voler precisare una volta per tutte, visto che certi discorsi mi fanno davvero schifo: la lista con la provenienza del personale non la darò mai a nessuno.
Almeno ci dice qual è il suo stipendio, benefit compresi?
Prendo quanto un direttore di struttura: 4.849 euro. L’unico benefit che ho è l’auto aziendale (Bmw X3).

La vicenda si chiude con la transazione e il reintegro sul posto di lavoro dei due dipendenti di San Severo. Ma non cambia il “metodo Di Biase”, che addirittura viene proposto agli altri amministratori individuati nelle altre Asl pugliesi, mentre si radicalizza ancora di più a Piazza della Libertà con il favore del direttore generale Ruggiero Castrignanò


link: 

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=416809&IDCategoria=1

http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/08/31/news/a_spasso_con_la_bmw_di_servizio-21078256/


http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/foggia/notizie/cronaca/2011/31-agosto-2011/shopping-l-auto-sanitaserviceindagato-amministratore-unico-biase-1901401258504.shtml


http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=29700

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