giovedì 3 maggio 2012

I Valori della Buonamico, la "zarina" della sanità


Il grande business della riabilitazione nella terra di San Pio è stato messo in luce dall’ultima indagine della Guardia di finanza di Bari. Si tratta dell’affaire degli accreditamenti sul quale ha lavorato il pm Desirèe Digeronimo, per il quale sono indagate 47 persone (tra questi l’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco). Figurano anche alcuni dirigenti foggiani. Nella fattispecie, la posizione più compromettente sembra essere quella dell’ex direttore sanitario dell’Asl di Foggia, Leonardo Trevisano, adesso a capo del dipartimento di riabilitazione.
Dal testo dell’istruttoria finale del nucleo tributario della Gdf di Bari, emerge un quadro torbido, ed un rapporto diretto con la “zarina” della sanità pugliese, il dirigente regionale Lucia Buonamico. Nell’occhio del ciclone, il presidio di riabilitazione “Valori” di San Giovanni Rotondo, di proprietà della Spgs srl (di Bari), il cui proprietario ed amministratore è Michele Santamato, genero della Buonamico.

Da Bari a San Giovanni Rotondo: il “fabbisogno” per giustificare gli affari

Qualcosa l’aveva già percepita uno degli indagati, Francesco Paolo Pellicani, che in una telefonata intercettata nel 2007, si sfogava riferendosi ai rapporti tra Buonamico e Piernicola Pellegrino (indagato, socio della barese Gms srl): “eh  si  va  la  a  brigare  va  a  brigare  brigare  ad   imbrogliare   a   fare   ...questi   devono   essere   arrestati   tutti   quanti   ....eh   ha   fatto   il   ciccio   con   la   coordinatrice  ha  fatto  il  ciccio...  sii...  si  sono  accreditati un centro a San Giovanni Rotondo… Volare   (Valori,   n.d.r.)   si   chiama   dove   hanno   fatto   imbrogli   ...stanno   loro   e   loro   dentro   ...ma   bontà  loro  si  arrangiassero  a  me  non  frega  un  cazzo  di  questa  gentaglia  ....delinquenti”. Nel rapporto si parla di “accordo delinquenziale” tra i due che, insieme, “gestirebbero il centro di riabilitazione di San Giovanni Rotondo”. Che l’accreditamento  sia  stato  concesso per interessi non propri della Pubblica amministrazione sarebbe emerso anche da altre conversazioni.
In particolare Pellicani ha riferito a Franco Caccuri - imprenditore attivo da diversi anni nel nord barese con una struttura sanitaria convenzionata, denominata Riabilia che “tu  
lo  sai  che  quella...  quella  troia  della  Buonamico  si  è  accreditata  lei  stessa... perché  ha messo dentro il genero e quel farabutto dell'Assessore... Pellegrino là, hanno rilevato un centro a San Giovanni Rotondo che si chiama Volare (intende  dire  “Valori”,  n.d.r.)  – che ha 25  posti  di  diurno  e  subito  si  è  messo  a  fare  i  domiciliari... subito... e  si è accreditata  lei stessa  con   la  compiacenza  del  farabutto”.
“In tale contesto la Buonamico – scrivono gli inquirenti -, avvalendosi anche della complicità di Piernicola Pellegrino,  nonché  di  altri  funzionari  dell’Asl  di  Foggia,  ha posto in essere una serie di interventi personali rivolti a superare ostacoli ed ottenere percorsi di favore per la struttura di San Giovanni Rotondo. A confermare tali ipotesi investigative sono state le risultanze della  complessa  attività  d’indagine,  corroborate  dal  quanto  mai  prezioso  ausilio dell’attività   di intercettazione telefonica”. Già una coincidenza nel nome della società è ritenuta “inquietante” dalla Guardia di finanza: Spgs potrebbe essere l’acronimo di Settore programmazione e gestione sanitaria, l’ambito di riferimento della dirigente regionale. 
Anche la “distanza” dell’investimento, circa 150 chilometri, ha una sua giustificazione: il fabbisogno di quel tipo di prestazioni è in provincia di Foggia. Oltre all’esigenza di ridurre le “presunte” liste d’attesa, sulle quali ha inciso particolarmente il lavoro di Leonardo Trivisano. Le altre province, per così dire, erano allora meglio coperte. Per queste ragioni il presidio Valori è stato uno dei “pochi fortunati” accreditati nel 2007.



Gli altri interessi contrapposti: i centri Padre Pio e Potito Salatto

Riportiamo alcuni passaggi significativi del lavoro svolto dalla Guardia di finanza di Bari.
“Trivisano – spiegano gli inquirenti -ha   riferito   di   aver   firmato,   in   occasione   dell’incontro   suddetto,   l’autorizzazione  in  favore  del  Presidio Valori, in seguito alle forti pressioni esercitate da Rignanese (Libero, a capo del collegio dei revisori), il quale, oltre a sottolineare “il  peso  politico” del grado di parentela del Santamato, avrebbe esercitato pressioni in ragione del rapporto di dipendenza e controllo  che  lo  stesso,  in  qualità  di  Revisore  dei  Conti,  esercita  sull’operato  dei  dirigenti e dei funzionari della stessa Asl. Ulteriori minacce sarebbero state rivolte al Trivisano in  ordine  all’eventuale  parere  che   avrebbe potuto esprimere la Dirigente Regionale, Lucia Buonamico, sulla nomina o sulla  conferma  dell’incarico  rivestito  dal  Trivisano all’epoca  dei  fatti. A tal proposito appare quanto mai necessario sottolineare che la stessa Buonamico ha esercitato forti pressioni anche  sul  direttore  generale  dell’Asl  Foggia  (Donato Troiano) in ordine alle difficoltà incontrate dal Santamato nella gestione delle prestazioni sanitarie fornite dal presidio Valori.
Nella circostanza la Germano ha riferito alla zia che sua madre aveva contattato telefonicamente Trivisano per minacciarlo, dicendogli che se non avesse risolto la situazione del genero (il contratto con il presidio Valori, n.d.r.) avrebbe fatto pervenire”. Ma è sulle liste d’attesa che vengono citati gli interessi in competizione: “Il dottor Trivisano – scrivono le Fiamme gialle -, senza averne la facoltà, ha concesso, al presidio Valori, l’autorizzazione   ad   effettuare   in   convenzione, prestazioni domiciliari ed ambulatoriali in ragione  di  presunte  liste  d’attesa   venutesi a creare nel territorio foggiano di fatto mai accertate. Trivisano a riguardo ha dichiarato di aver proceduto solo sulla base delle richieste delle associazioni di volontariato e di altre strutture private che, come noto, non sono in grado di fornire una valutazione obiettiva, in termini quantitativi, del servizio  reso  dall’Asl   competente. Sebbene ciò, l’Asl  di  Foggia  avrebbe  proceduto  all’assegnazione  di  un  ulteriore  budget  alle   strutture che già erogano sul territorio quel tipo di prestazioni, con riferimento ai Centri Padre Pio ed a quelli gestiti dal dottor Potito Salatto.
Sulla cattiva gestione delle risorse destinate alle strutture private operanti nel territorio foggiano – continuano - si è avuta ulteriore contezza da quanto appreso di recente dagli organi di informazione su presunti illeciti perpetrati ai danni del Servizio sanitario regionale proprio da parte delle strutture gestite dal dottor Salatto”. Per queste ragioni, Trivisano, “oltre ad emettere un atto illegittimo, ha motivato in atti pubblici l’autorizzazione concessa a Santamato sulla base di una esigenza mai accertata e pertanto non veritiera”.


La decisione “ridicola” di Trivisano

Non ha avuto dubbi Santamato quando ha definito “ridicola” la decisione del referente Asl della riabilitazione, Leonardo Trivisano. Al punto da contattare la suocera, Lucia Buonamico, per mettere a posto le cose. L’oggetto dell’intercettazione è un fax che il primo ha mandato alla seconda per metterla al corrente, con un fax, della nota dell’allora commissario straordinario Donato Troiano. “Nei contatti telefonici – scrivono nel resoconto dell’indagine – il tono di Santamato è apparso alquanto ansioso, tanto che nell’ultimo dei tre contatti ha definito ridicola la decisione di Troiano, prima di chiedere l’intervento della suocera che prontamente lo ha rassicurato. Conclusa la telefonata, la Buonamico ha contattato Rignanese. Un ultimo contatto tra il revisore dei conti e Santamato è stato nello stesso giorno, con tutta probabilità per confermare l’incontro che sarebbe avvenuto tra i due il giorno successivo. Il giorno successivo, infatti, Santamato si è recato personalmente presso la sede dell’Asl per rivendicare le sue richieste ed in particolare per ottenere l’autorizzazione a fornire in convenzione le ‘remunerative’ prestazioni ambulatoriali e domiciliari”. E ci riesce: Troiano firma l’autorizzazione con la quale, “nelle more della sottoscrizione del contratto”, permette al presidio Valori, si espletare “prestazioni in regime ambulatoriale e domiciliare a favore dei soggetti portatori di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali”. Una copia del documento autorizzativo è stata ritrovata dalle Fiamme gialle nel pc di Santamato, al punto da far credere che il contenuto fosse stato “concordato” dalle parti. Per di più, Rignanese, anziché controllare (com’era nei suoi compiti in qualità di revisore), avrebbe pressato affiché l’autorizzazione venisse posta in essere. La ragione? Per la Guardia di finanza era una persona “vicina” alle sorti del presidio Valori.

1 commento:

antoniostaffiero ha detto...

CARO MICHELE COMPLIMENTI PER L'IMPEGNO E IL LAVORO CHE HAI SVOLTO E CHE SVOLGI SULLA MATERIA DELLA SANITA! SAI CHE NEGLI ANNI 80 HO FATTO UNA BREVE ESPERIENZA DI AMMINISTRATORE DELLA NOSTRA ASL E QUESTO MI SOLLECITA A INDICARTI UN'ALTRA STRADA PER SOTTOPORRE A VERIFICA IL SETTORE; INFATTI CREDO CHE RACCONTANTO LE STORIE DELLE PERSONE VIVE CHE HANNO RAPPORTI CON LE STRUTTURE SANITARIE SI SPINGE DI PIU' AL LORO CONTROLLO.TI SALUTO CORDIALMENT.