Il grande business della riabilitazione nella terra di San
Pio è stato messo in luce dall’ultima indagine della Guardia di finanza di
Bari. Si tratta dell’affaire degli accreditamenti sul quale ha lavorato il pm
Desirèe Digeronimo, per il quale sono indagate 47 persone (tra questi l’ex
assessore alla Sanità Alberto Tedesco). Figurano anche alcuni dirigenti
foggiani. Nella fattispecie, la posizione più compromettente sembra essere
quella dell’ex direttore sanitario dell’Asl di Foggia, Leonardo Trevisano,
adesso a capo del dipartimento di riabilitazione.
Dal testo dell’istruttoria finale del nucleo tributario
della Gdf di Bari, emerge un quadro torbido, ed un rapporto diretto con la
“zarina” della sanità pugliese, il dirigente regionale Lucia Buonamico.
Nell’occhio del ciclone, il presidio di riabilitazione “Valori” di San Giovanni
Rotondo, di proprietà della Spgs srl (di Bari), il cui proprietario ed
amministratore è Michele Santamato, genero della Buonamico.
Da Bari a San
Giovanni Rotondo: il “fabbisogno” per giustificare gli affari
Qualcosa l’aveva già percepita uno degli indagati, Francesco
Paolo Pellicani, che in una telefonata intercettata nel 2007, si sfogava
riferendosi ai rapporti tra Buonamico e Piernicola Pellegrino (indagato, socio
della barese Gms srl): “eh si va la a brigare
va a brigare brigare ad imbrogliare
a fare ...questi devono essere arrestati
tutti quanti ....eh ha fatto il
ciccio con la coordinatrice ha fatto
il ciccio... sii... si sono accreditati un
centro a San Giovanni Rotondo… Volare (Valori, n.d.r.) si
chiama dove hanno fatto imbrogli
...stanno loro e loro dentro ...ma
bontà loro si arrangiassero a me non
frega un cazzo di questa gentaglia
....delinquenti”. Nel rapporto si parla di “accordo delinquenziale” tra i
due che, insieme, “gestirebbero il centro di riabilitazione di San Giovanni
Rotondo”. Che l’accreditamento sia
stato concesso per interessi non propri della Pubblica
amministrazione sarebbe emerso anche da altre conversazioni.
In particolare Pellicani ha riferito a Franco Caccuri -
imprenditore attivo da diversi anni nel nord barese con una struttura sanitaria
convenzionata, denominata Riabilia – che “tu
lo sai che quella... quella
troia della Buonamico si è accreditata
lei stessa... perché ha messo dentro il genero e quel
farabutto dell'Assessore... Pellegrino là, hanno rilevato un centro a San
Giovanni Rotondo che si chiama Volare (intende dire “Valori”,
n.d.r.) – che ha 25 posti di diurno e
subito si è messo a fare i
domiciliari... subito... e si è accreditata lei stessa
con la compiacenza del farabutto”.
“In tale contesto la Buonamico – scrivono gli inquirenti -,
avvalendosi anche della complicità di Piernicola Pellegrino, nonché
di altri funzionari dell’Asl di Foggia,
ha posto in essere una serie di interventi personali rivolti a superare
ostacoli ed ottenere percorsi di favore per la struttura di San Giovanni
Rotondo. A confermare tali ipotesi investigative sono state le risultanze della
complessa attività d’indagine, corroborate dal
quanto mai prezioso ausilio dell’attività di
intercettazione telefonica”. Già una coincidenza nel nome della società è
ritenuta “inquietante” dalla Guardia di finanza: Spgs potrebbe essere l’acronimo
di Settore programmazione e gestione sanitaria, l’ambito di riferimento della
dirigente regionale.
Anche la “distanza” dell’investimento, circa 150 chilometri,
ha una sua giustificazione: il fabbisogno di quel tipo di prestazioni è in
provincia di Foggia. Oltre all’esigenza di ridurre le “presunte” liste
d’attesa, sulle quali ha inciso particolarmente il lavoro di Leonardo
Trivisano. Le altre province, per così dire, erano allora meglio coperte. Per
queste ragioni il presidio Valori è stato uno dei “pochi fortunati” accreditati
nel 2007.
Gli altri interessi
contrapposti: i centri Padre Pio e Potito Salatto
Riportiamo alcuni passaggi significativi del lavoro svolto
dalla Guardia di finanza di Bari.
“Trivisano – spiegano gli inquirenti -ha riferito
di aver firmato, in occasione
dell’incontro suddetto, l’autorizzazione in favore
del Presidio Valori, in seguito alle forti pressioni esercitate da Rignanese
(Libero, a capo del collegio dei revisori), il quale, oltre a sottolineare “il
peso politico” del grado di parentela del Santamato, avrebbe
esercitato pressioni in ragione del rapporto di dipendenza e controllo
che lo stesso, in qualità di Revisore
dei Conti, esercita sull’operato dei
dirigenti e dei funzionari della stessa Asl. Ulteriori minacce sarebbero
state rivolte al Trivisano in ordine all’eventuale parere
che avrebbe potuto esprimere la Dirigente Regionale, Lucia Buonamico,
sulla nomina o sulla conferma dell’incarico rivestito
dal Trivisano all’epoca dei fatti. A tal proposito
appare quanto mai necessario sottolineare che la stessa Buonamico ha esercitato
forti pressioni anche sul direttore generale dell’Asl Foggia
(Donato Troiano) in ordine alle difficoltà incontrate dal Santamato
nella gestione delle prestazioni sanitarie fornite dal presidio Valori.
Nella circostanza la Germano ha riferito alla zia che sua
madre aveva contattato telefonicamente Trivisano per minacciarlo, dicendogli che se non
avesse risolto la situazione del genero (il contratto con il presidio Valori,
n.d.r.) avrebbe fatto pervenire”. Ma è sulle liste d’attesa che vengono citati
gli interessi in competizione: “Il dottor Trivisano – scrivono le Fiamme gialle
-, senza averne la facoltà, ha concesso, al presidio Valori, l’autorizzazione
ad effettuare in convenzione, prestazioni
domiciliari ed ambulatoriali in ragione di presunte liste
d’attesa venutesi a creare nel territorio foggiano di fatto mai
accertate. Trivisano a riguardo ha dichiarato di aver proceduto solo sulla base
delle richieste delle associazioni di volontariato e di altre strutture private
che, come noto, non sono in grado di fornire una valutazione obiettiva, in termini
quantitativi, del servizio reso dall’Asl competente. Sebbene
ciò, l’Asl di Foggia avrebbe proceduto
all’assegnazione di un ulteriore budget
alle strutture che già erogano sul territorio quel tipo di
prestazioni, con riferimento ai Centri Padre Pio ed a quelli gestiti dal dottor
Potito Salatto.
Sulla cattiva gestione delle risorse destinate alle
strutture private operanti nel territorio foggiano – continuano - si è avuta
ulteriore contezza da quanto appreso di recente dagli organi di informazione su
presunti illeciti perpetrati ai danni del Servizio sanitario regionale proprio
da parte delle strutture gestite dal dottor Salatto”. Per queste ragioni,
Trivisano, “oltre ad emettere un atto illegittimo, ha motivato in atti pubblici
l’autorizzazione concessa a Santamato sulla base di una esigenza mai accertata
e pertanto non veritiera”.
La decisione
“ridicola” di Trivisano
Non ha avuto dubbi Santamato quando ha definito “ridicola”
la decisione del referente Asl della riabilitazione, Leonardo Trivisano. Al
punto da contattare la suocera, Lucia Buonamico, per mettere a posto le cose.
L’oggetto dell’intercettazione è un fax che il primo ha mandato alla seconda
per metterla al corrente, con un fax, della nota dell’allora commissario
straordinario Donato Troiano. “Nei contatti telefonici – scrivono nel resoconto
dell’indagine – il tono di Santamato è apparso alquanto ansioso, tanto che
nell’ultimo dei tre contatti ha definito ridicola la decisione di Troiano,
prima di chiedere l’intervento della suocera che prontamente lo ha rassicurato.
Conclusa la telefonata, la Buonamico ha contattato Rignanese. Un ultimo
contatto tra il revisore dei conti e Santamato è stato nello stesso giorno, con
tutta probabilità per confermare l’incontro che sarebbe avvenuto tra i due il
giorno successivo. Il giorno successivo, infatti, Santamato si è recato
personalmente presso la sede dell’Asl per rivendicare le sue richieste ed in
particolare per ottenere l’autorizzazione a fornire in convenzione le
‘remunerative’ prestazioni ambulatoriali e domiciliari”. E ci riesce: Troiano
firma l’autorizzazione con la quale, “nelle more della sottoscrizione del
contratto”, permette al presidio Valori, si espletare “prestazioni in regime
ambulatoriale e domiciliare a favore dei soggetti portatori di disabilità
fisiche, psichiche e sensoriali”. Una copia del documento autorizzativo è stata
ritrovata dalle Fiamme gialle nel pc di Santamato, al punto da far credere che
il contenuto fosse stato “concordato” dalle parti. Per di più, Rignanese,
anziché controllare (com’era nei suoi compiti in qualità di revisore), avrebbe
pressato affiché l’autorizzazione venisse posta in essere. La ragione? Per la
Guardia di finanza era una persona “vicina” alle sorti del presidio Valori.
1 commento:
CARO MICHELE COMPLIMENTI PER L'IMPEGNO E IL LAVORO CHE HAI SVOLTO E CHE SVOLGI SULLA MATERIA DELLA SANITA! SAI CHE NEGLI ANNI 80 HO FATTO UNA BREVE ESPERIENZA DI AMMINISTRATORE DELLA NOSTRA ASL E QUESTO MI SOLLECITA A INDICARTI UN'ALTRA STRADA PER SOTTOPORRE A VERIFICA IL SETTORE; INFATTI CREDO CHE RACCONTANTO LE STORIE DELLE PERSONE VIVE CHE HANNO RAPPORTI CON LE STRUTTURE SANITARIE SI SPINGE DI PIU' AL LORO CONTROLLO.TI SALUTO CORDIALMENT.
Posta un commento