mercoledì 5 marzo 2008

Macro. Il plusvalore della tragedia


Molfetta. Cinque operai perdono la vita. Lavoravano per la Truck Center, una piccola azienda di lavaggio. L'acqua bollente, una reazione chimica tra lo zolfo contenuto nella cisterna e alcuni solventi (varechina o acido cloridico): questi i fattori che hanno provocato la tragedia.

Una tragedia evitabile. Una semplice mascherina non sarebbe bastata, era necessario un autorespiratore con una bombola d'ossigeno. Costo complessivo della strumentazione 6-700 euro circa. Questo il valore di ognuna delle vittime.

Il plusvalore, secondo Marx, risiedeva nella forza lavoro dell'operaio. Evidentemente, oggi questo non basta. Soprattutto al Sud, dove i distretti industriali alternano oasi felici ad infausti deserti. Dove le piccole imprese vivono di espedienti. Dove il sommerso assume caratteristiche e cifre spaventose.
Non voglio pensare che quei 6-700 euro rientrino nel plusvalore della Truck Center. Non voglio pensare che nell'ottica capitalistica del guadagno, si trascurino la sicurezza e la vita dei lavoratori.
E questo non è un problema esclusivamente nostro, del nostro caro Sud.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

io spero davvero che approvino tutto quella legge delega sul lavoro. Bisogna inasprire le pene per gli imprenditori che non si curano della sicurezza dei propri dipendenti

Manfredi

Anonimo ha detto...

giustissimo sono d'accordo con Manfredi!
ma possibile che siamo nel 2008 e il mio amato meridione deve ancora risolvere queste problematiche...???
per nn parlare di come vengono sfruttati e in che pessime condizioni lavorano gli extracomunitari...
spero solo che il prossimo governo riesca a risolvere tutto questo il più presto possibile!!!
chissà se ci fosse stato DI VITTORIO!!!!!!!

Ale

Antonio Aghilar ha detto...

Mi dispiace contraddirvi, ma qui il plus-valore non c'entra un emerito cazzo (scusate la volgarità...ma a me certe avvenimenti mi fanno veramente inkazzare di brutto). Ne è riprova il fatto che è morto anche il Titolare dell'azienda. Quindi...il problema è, ahimè, di tipo CULTURALE. Viviamo purtroppo in una società malata, una società in cui il lavoro, non è il MEZZO attraverso cui procurarsi i mezzi ECONOMICI per il soddisfacimento dei propri bisogni. NO. Nella nostra società malata il lavoro non è IL MEZZO. E' il FINE.
Il lavoro cioè non ha il significato (scientifico)di "attività socialmente utile" per la quale la società riconosce, appunto, una renumerazione all'individuo che presta la sua opera per svolgere una determinata mansione. NO. Il delirio culturale imposto dal Grande Fratello ha portato a definire il "lavoratore socialmente utile" colui che, nell'immaginario collettivo, svolge una mansione perfettamente inutile, di cui cioè si potrebbe perfettamente fare a meno. Per complementarietà semantica il lavoro vero diventa quindi quello che permette un vantaggio per il singolo A DISCAPITO della collettività. Da qui nasce la competizione, l'individualismo, l'EGOISMO e tutto il corollario di attegiamenti NON COLLABORATIVI (a tutti i livelli!) attraverso cui, con gli anni, il posto di lavoro si è trasformato in un autentico CAMPO DI BATTAGLIA.
Su quali siano le cause di questa follia collettiva ci si potrebbe scrivere un'enciclopedia. Diciamo xrò che in buona parte la causa principale và ricercata in una società che ha reso il lavoro un VALORE MORALE. Lavorare cioè, è un dovere, un comportamento eticamente necessario. Ma questa xrò è, né più né meno, una GRANDE, GIGANTESCA, IMMANE CAZZATA. Purtroppo io personalmente frantumerei il cranio di quanti elogiano le "virtù etiche" insite in quanti vengono definiti "instancabili lavoratori". Se vivessimo in una società sana (tipo quella greco-romana, per intenderci, in cui era l'OZIUM ad essere esaltato...) gli "instancabili lavoratori", ovvero quelli che fanno decine di ore di straordinario, quelli che non sollevano mai obiezioni (sulla paga, sulle condizioni, sulla mancanza dei dispositivi di sicurezza...) sarebbero chiamati col loro nome, cioè "COGLIONI" . Al limite, se si volesse evitare la "parolaccia" li si potrebbe appellare come "individui dal comportamento economico irrazzionale". Ma così non è. E allora eccoci qua. A chiedere l'"inasprimento delle sanzioni". Certo, il lassismo normativo (ma molto di più quello ispettivo!) sulle questioni legate alla sicurezza sul lavoro in Italia (e soprattutto al Sud) è stucchevole. Ma non è nulla rispetto alla DEFICIENZA COLLETTIVA, al delirio, di una società in cui l'individuo tutto (cioè l'essere umano con i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi affetti...) è, né più nè meno, misurato col metro della produttività lavorativa.

PS: Se ci fosse stato DI VITTORIO? Probabilmente si sarebbe occupato di Customer Satisfaction per un'azienda della grande distribuzione (tipo COOP): questo xchè pur non rinunciando alla sua propensione per il benessere sociale, non avrebbe mai sopportato di essere chiamato "sindacalista", termine che, nel delirio in cui viviamo, è spesso usato con valenza infamante per descrivere i "fannuloni", ovvero coloro che sollevano le questioni di orario, busta paga, condizioi di lavoro ecc...

Michele Iula ha detto...

Caro antonio, la questione culturale che tu sollevi è pienamente condivisibile: si investe pochissimo, ad esempio, in formazione. Il testo, però, ha un senso spiccatamente provocatorio... adesso non voglio fare lezioni di semiotica. Non voglio perchè ti sento turbato dalla mia piccola inferenza nella -tua?- disciplina. Però, avendo sostenuto anch'io esami di economia, di sociologia dell'organizzazione, ecc.;
avendo studiato per molti anni filosofia: se permetti, gradirei esprimere la mia opinione senza sentire commenti che, adottando un linguaggio volgare, offendono e tradiscono il significato (forse ti sei fermato al significante) del testo. Quanto a Di Vittorio, forse ti sfugge il fatto che fosse un contadino prima, un politico e sindacalista poi (Customer Satisfaction?). La prendo come una provocazione... un saluto

Antonio Aghilar ha detto...

E l'hai presa bene! :)
Turbato dalla tua interferenza nella "mia" (mia?) disciplina? NO. Affatto. Tanto meno volevo insultare la tua opinione specifica. E' solo che metterla intorno alla questione del plus-valore non ha molto senso, se il secondo lavoratore a morire è stato il Titolare, non credi? Quella delle morti bianche è una piaga. Grave. Ma è figlia di un complesso di idee-valori del tutto sballato...
Quanto alla questione DI VITTORIO: il "sentire comune" intorno all'attività sindacale, oggi, è ben diverso da quello dell'era in cui visse il grande cerignolano. Noi viviamo nel tempo in cui gli operai votano la destra liberista...cosa mai potrebbe fare un DI VITTORIO?
Salutoni Michè.

Unknown ha detto...

molto più invitante di lannes...

io credo che quando michele parla di plusvalore della truck center faccia in realtà un ragionamento generale.
ovvio che il padrone della truck center non è un animale, se vede un operaio in difficoltà lo soccorre. e purtroppo nessuno poteva sapere che in quella cisterna c'era la morte.

ma è indubbio che lo stesso padrone, come tanti altri fanno in italia, consideri la sicurezza sul lavoro una semplice voce di spesa... questo è oggettivo.
lo scarso tasso di sindacalizzazione (solo il 25% dei lavoratori è iscritto al sindacato), il potere di ricatto che in italia hanno i datori di lavoro, il grave fenomeno del lavoro nero, sono tutti dati oggettivi che ci dicono una cosa: il modello capitalista, che nessuno si sogna di mettere in discussione, sta mostrando sempre di più il suo lato spietato, cinico, schiacciante. nasce come viatico di ricchezza per tutti, ma in realtà si trasforma in un volo libero per pochi e un peso insopportabile per molti. addirittura fino alla morte sul lavoro.

e allora credo che, oltre al pacchetto sicurezza, che è importantissimo, i nostri politici dovrebbero cominciare a pensare a qualcosa che risponde al nome di "sviluppo sostenibile". lo richiede la maggioranza della popolazione mondiale.

Anonimo ha detto...

Ragà, mio marito rappresenta una ditta che si occupa anche della sicurezza sul posto di lavoro. Vi assicuro che per legge le Aziende devono aderire a standard di sicurezza e perciò sono anche "costretti" a comprare determinati dispositivi!
Il problema è che nessun operaio, pur avendo a disposizione tali dispositivi ne fà uso per abitudine o semplicemente per negligenza !
Quindi, per me, da noi ,è ancora un problema di educazione al lavoro...

Anonimo ha detto...

Ragazzi, ma vi siete ammattiti? Se continuate a scrivere in questo modo così difficile, il blog sarà seguito solo da un'elite che ha studiato, e io che ho solo la terza media, non riesco a starvi dietro. Vi prego quindi di scrivere in modo più semplice.
I concetti espressi da Antonio e Sebastiano, per me, sono veri entrambi:
1)viviamo in un mondo malato(purtroppo),
2) il sogno di diventare tutti dei Paperon de Paperoni, è solo per pochi. La parola d'ordine oggi è: PRODURRE. A vantaggio di chi? A spese di chi?. La risposta la conosciamo bene. Riporto solo un esempio banale, che spero, serva a rendere l'idea di come la penso.
In un cantiere edile,qui ad Orta Nova, ho visto degli operai che senza un minimo di protezione, sembrano degli equilibristi circensi,e che camminano su delle tavole larghe 20 cm ad un'altezza di 10-15 m.;senza casco,senza inbragatura di sicurezza, e per di più sovrastati da una gru che balletta di qua e di là quintali di materiale (ferro, legno,...).
Ora mi chiedo: secondo voi l'imprenditore edile ha esposto i cartelli vigenti la sicurezza sul cantiere? (Secondo me, si); e perchè i ragazzi che lavorano nel cantiere non mettono in pratica quanto è disposto dalle norme di sicurezza?
Sono daccordo, a questo punto, con quanto dice la ragazza che mi ha preceduto: non è che dobbiamo ancora educarci alla mentalità della sicurezza e abbandonare il partito del " tanto non mi succede niente"?
Ciao a tutti gli amici del blog.
Guidopigro

Unknown ha detto...

dai, non mi sembra di aver scritto in maniera incomprensibile. michele sì, sono d'accordo, scrive difficile. ma io no!:-)

comunque, è vero, è anche un problema di educazione personale alla sicurezza. e vi dirò di più: i sindacati molte volte stanno a guardare questo degrado.

ma non diamo la colpa principalmente ai lavoratori. non credo che nessuno voglia morire (non che tu abbia voluto dire questo, guidopigro. ma pigro è il cognome?)
diciamo che chi dovrebbe espandere la cultura della sicurezza sul lavoro ha fallito... e tra questi c'è pure la confindustria!

Anonimo ha detto...

Ciao Sebastiano, si, in realtà mi riferivo ad Antonio e Michele che scrivono in modo profondo. Hai anche capito che non volevo assolutamente dire che nessun operaio voglia morire mentre fa il suo dovere.
Io non ti conosco, ma il dubbio te lo voglio togliere. Pigro non è il mio cognome, ma solo la mia condizione esistenziale. Ti dirò di più: una volta avevo il cervello pigro, ma con il passare del tempo sono migliorato, e da una condizione di "pippe" mentali, sono passato ad una pigrizia prettamente pratica.
Se vuoi ti faccio un esempio.
Quando devo cucinare qualcosa, mi scoccia persino prendere il tegame, perchè poi si sporca e lo devo lavare. Lo trovo talmente "tetro" che...
Da qui l'autodefinizione di "pigro"
E'anche bello ridere di se stessi, non trovi?
Spero di aver soddisfatto la tua curiosità.
Ti saluto e dò un ciao a tutti gli amici del blog.

Guidopigro

Anonimo ha detto...

ho letto il decreto sulle morti bianche e in alcuni punti sono d'accordo, come -il documento di valutazione del rischio e -il libretto sanitario personale, ma c'è un punto che parla dei -fondi ossia tutto il denaro raccolto con le sanzioni servirà a finanziare la PREVENZIONE!!!!
questa cosa mi fa proprio incaz..ma possibile che bisogna ancora finanziare la prevenzione????

Ale

Anonimo ha detto...

Penso che se un operaio si infortuna sul posto di lavoro non è colpa del imprenditore perchè se mancano le norme anti-infortunistica nell'azienda parte subito la vertenza sindacale da parte dei dipendenti e sono guai per l'imprenditore. Se invece sono gli operai a fregarsene delle norme e poi muoiono non è colpa del imprenditore....

Unknown ha detto...

i sindacati purtroppo non sono in tutte le aziende francè... soprattutto in quelle medio-piccole...

questo è il problema reale in italia, il potere di ricatto dei datori...