mercoledì 20 maggio 2009

Zona Pip, tutti in fuga da Peppino

Se la nuova zona Pip di Orta Nova (definita D2 nel Piano) ha visto lievitati i costi del suolo di quasi un terzo, qualche motivo ci deve essere. E forse, per lo stesso motivo, la gran parte delle imprese che hanno tentato di investire in quell’area, si sono puntualmente ritirate, magari virando verso altri Comuni che evidentemente consentono operazioni estremamente vantaggiose. Almeno per lo start up. Invece, ci si ritrova oggi con un unico comun denominatore: l’indebitamento delle casse a causa delle politiche di acquisto dei terreni privati che insistono su quella zona. Si è partiti con un costo di 7 euro al metro quadrato e si è arrivati a 18.

Misteriosamente, il prezzo è lievitato proprio durante la vacatio amministrativa del commissariamento: lo strumento adottato ebbe un peso notevole nelle vicende che hanno portato alla caduta della Giunta guidata dall’ex sindaco Michele Vece. Fu proprio in quel periodo che il capo dell’Ufficio tecnico, G.B. Vece, si affidava alla “terziarietà” del cognato, il geometra Emanuele Iorio, per una consulenza pagata quasi 50 mila euro. Il piano già era stato redatto, per giunta una apposita commissione si era occupata della discussione al fine di raggiungere un accordo sul prezzo di vendita, ma evidentemente non bastava.

La commissione era allora formata dal sindaco Michele Vece, dall’Ufficio tecnico rappresentato da G.B.Vece ed Emanuele Iorio, dal geometra Facchini per i socialisti, dal redattore del Piano Vincenzo Colacicco e dall’allora assessore ai Lavori pubblici.

Si prevedeva si potesse giungere ad un accordo bonario con i privati, con la “pena” che in caso di diniego –ovvero nel caso in cui non avessero accettato i 7 euro/mq con un incremento massimo fino a 10-, si sarebbe ricorso all’art. 37 del D.P.R. 327/01, che al comma 1 recita: “L’indennità di espropriazione di un’area edificabile è determinata nella misura pari all’importo, diviso per due e ridotto del 50 per cento pari alla somma del valore reale del bene e del reddito dominicale netto”.

La determinazione del valore venale viene condotto con due metodi a confronto. IL primo stimando il più probabile valore di mercato degli insediamenti produttivi realizzabili e determinando il valore del suolo in termini percentuali rispetto a tale valore (aliquota variabile dal 12 al 18 per cento) e confrontando i valori di vendita di suoli simili in zona D1 (la prima zona Pip per intenderci) del vigente P.R.G.

Su questo punto, la vecchia amministrazione avrebbe voluto impostare costi validi per l’edilizia residenziale, un vero e proprio paradosso che avrebbe inevitabilmente bloccato lo sviluppo produttivo, compromettendo completamente il valore sociale dello strumento adottato. “Il Pip prevede un insediamento globale di 66.480 mq destinato per la produzione –si legge nella relazione finanziaria- e 57.840 mc destinati alla residenza per la guardiania e uffici”. In sostanza, l’ammontare dell’intervento sarebbe stato di poco superiore ai 24 milioni di euro. I 7 euro previsti, in caso di cessione volontaria del privato, avrebbe comportato una spesa complessiva di 1.897.420 euro. A cui si debbono aggiungere i costi relativi all’urbanizzazione (2.998.507 euro), che avrebbe comportato una spesa di 4.895.927 euro. La stessa cifra, invece, è stata impegnata attualmente per la sola acquisizione dei terreni: adesso la si dovrà aggiornare alla luce della prossima urbanizzazione dell’area. Ciò ha comportato un indebitamento notevole con la Cassa Depositi e Prestiti. E chi ne ha giovato? Tre famiglie principalmente: Pasquariello, Aurelio, Losito. I primi, con la cessione di 6 ettari e mezzo, si sono assicurati 1 milione e 300 mila euro. Una cifra esorbitante che avrebbe addirittura comportato difficoltà nelle transazioni.

Non che si potesse evitare l’accordo, ma per lo meno, si poteva fare un passo indietro rispetto ad una decisione alquanto dubbia –maturata, bisogna sottolinearlo, per garantire la “normale prassi burocratica”, durante la fase commissariale-, che ha comportato complicazioni difficili da risolvere. La somiglianza dell’iter amministrativo con le deliberazioni sulla questione “discarica Ferrante” sono sostanziali. Dunque, perché Moscarella non ha mai pensato di revocare la delibera di approvazione definitiva del Piano? Oppure, perché si è andati verso l’acquisizione complessiva del terreno, invece dell’approccio progressivo? Forse perché non si voleva far torto ad un interesse privato anziché collettivo. Resta un fatto su tutti. E cioè che dei 90 lotti previsti, ne sono stati venduti pochissimi. Una percentuale irrisoria che non giustifica l’impegno finanziario comunale. Insomma, a cinque anni di distanza spunta qualche funghetto produttivo. Mentre gli altri preferiscono mettere le proprie radici altrove. Lontano da Orta Nova.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

credo che quest'articolo di michele,abbia suscitato nella coscenza di noi cittadini un grande risentimento da un qualcosa che non si può più tollerare,l'in-capacità di chi dovrebbe prendersi cura della cosa pubblica.
sperperare denaro pubblico per......non è certo un'azione meritevole, anocor di + quando sono gli stessi amministratori a sottolineare la sana e robusta costituzione del proprio governo.
vergognatevi, fate appello a quel pò di coscenza che vi è rimasta e tornate a casa.
orta nova non sole nel nome ma nova nei fatti.
beta

Anonimo ha detto...

Finalmente si comincia a parlare della precedente amministrazione guidata dal sindaco Vece. Finora abbiamo avuto l'impressione che dal dopoguerra ad oggi vi sia stata solo l'amministrazione Moscarella. Sarebbe interessante approfondire l'analisi delle cose fatte e non fatte dalla precedente amministrazione.

Anonimo ha detto...

Caro anonimo precedente..allora forse tu non hai letto con attenzione l'articolo di Iula..i prezzi sono misteriosamente lievitati soprattutto dopo l'Amministrazione Vece...arricchendo poche famiglie (voti utili), a danno della collettività, che oggi rivolge le proprie attenzioni altrove.
Perchè Moscarella non ha mai revocato la Delibera di approvazione definitiva del Piano??..lo poteva fare..ma non lo ha fatto..RIFLETTICI BENE
Sint.

Anonimo ha detto...

Al solito si parla senza alcun fondamento. Si usano termini come "misteriosamente", "Poche famiglie (voti utili). Si dimentica che si è in presenza di una pubblica amministrazione e non di un privato. Pertanto il "misteriosamente" ha invece una precisa logica dettata dalla norma e non è colpa di nessuno se i proprietari della maggiore estensione di terreni interessati alla zona PIP sono solo tre. Per la revoca, qualcuno dimentica che per continuità amministrativa non si può procedere irresponsabilmente a compromettere un intervento che era ritenuto importante per lo sviluppo del paese. Le aziende che invece hanno deciso di non realizzare ad Orta Nova non possono trovare l'alibi del prezzo dei lotti ma bensì manca a costoro forse la liquidità di intraprendere iniziative imprenditoriali. Quindi se ce qualcuno che paga diecimila euro al mese di affitto per la propria attività potrebbe benissimo adoperarsi per realizzare in proprio pagando una rata di mutuo molto più bassa. Chi invece si lamenta di non poter costruire pur avendo il suolo, bisogna ricordare che anni addietro era stato autorizzato alla costruzione e non ha eseguito l'opera. Successivamente l'amministrazione Vece ha approvato il piano della zona D3 (dove rientra quel suolo) e pertanto sono intervenute le norme che regolano tale area. Conoscere per capire.

Anonimo ha detto...

ma voti utili sono solo 3 proprietari?nn era più logico trovare una soluzione che premiasse più persone ergo più voti??mha

Anonimo ha detto...

siete proprio piccoli..
..meno male che attorno a noi ci sono paesi come Ascoli S. e Cerignola..lì i capannoni dei nostri concittadini stanno venendo su bene
Sint.

Anonimo ha detto...

molti,, magari si possono spostare , io invece che mi rivolgo a un commercio locale , non posso spostarmi, praticamente MOSCARELLA e come se ha messo una pietra TOMBALE sul paese

Anonimo ha detto...

Spostati a trinitapoli dove un lotto di 650 mq costa 80.000 euro oppure ad Ascoli Satriano dove devi assumere una persona apposta apposta per andare in banca o alla posta, oppure a Cerignola dove o ti chiedono il pizzo o ti svuotano il magazzino .
Il discorso è un altro , ammesso che L'amministrazione ( Vece o Moscarella ) ti regalava il suolo magari poi ci voleva qualcuno che ti regalava il capannone .
Ma parliamoci chiaro a prescindere dalla politica , se oggi devi realizzare una struttura su di un lotto di 1000 mq in cui puoi svolgere quasi tutte le attivita' compreso il commercio , e ti puoi fare anche la casa , il tutto nel paese , ( a differenza di Ascoli ) quanti soldi ci vogliono ?
Devi calcolare almeno 500.000 mila euro ? E poi quello che ci devi mettere dentro ? Possibile che il costo del lotto pari al 10% dell'investimento sia il vero freno allo sviluppo del PIP ?
Possibile che un Sindaco a prescindere dal colore politico abbia bisogno dei voti di tre famiglie ?
E allora non criticare inutilmente rimboccati le maniche e incomincia a comprarti un lotto che conviene.