domenica 19 settembre 2010

Il velo culturale

“La gente locale fa fatica ad accettarci, non è aperta al dialogo o semplicemente non è interessata a dialogare. Qualcuno, che ha mostrato un po’ di interesse, si è presto allontanato perché non conosceva nemmeno le ragioni del Cristianesimo e non aveva mai letto i testi sacri, e il senso di quelle parole. In queste condizioni non ci può essere confronto”. Su un vecchio motorino scassato, il giovane Abdul ci porta nell’abitazione del fratello Youssef (nomi di fantasia), che da tempo vive in una casa decorosa a pochi metri da Largo delle Rose, una delle vie più antiche di Orta Nova.

Entrambi marocchini, parlano bene l’italiano, ma trovano ancora enormi ostacoli sulla via dell’integrazione. Ci sono i soliti luoghi, quelli che scandiscono con un determinismo quasi gerarchico i tempi e gli spazi. Avulsi dal resto della società, si ritrovano nel luogo di culto, l’unico del Basso Tavoliere in mezzo alle due realtà comunitarie importanti di Foggia e Cerignola. Una piccola porticina, un pianterreno di poche decine di metri; la scritta araba campeggia in altro, e le due vetrate ospitano le foto sbiadite dal sole dei luoghi di culto cari ad ogni musulmano: la Mecca e Medina.

Mancano le risorse economiche per realizzare una struttura vera e propria, magari lontana da occhi indiscreti: “È il nostro sogno – si sfoga Abdul, con lo sguardo ridente -, ma non abbiamo i soldi”. Per il momento vanno bene le poche centinaia di euro per l’affitto di un vecchio locale, sovrastato da appartamentini appena ristrutturati alle spalle del centro, in una delle vie parallele a corso Umberto I: corso Regina Elena, al numero 53. Qui inizia e finisce il viaggio spirituale di molti musulmani che al mattino piegano la schiena sui campi della Capitanata.

Di fronte, un parrucchiere da donna: solo chi lo frequenta ammette di aver visto qualche volta vere e proprie “processioni” di fedeli lungo la stradina. “Sono persone discrete – ci racconta una signora – non danno fastidio a nessuno. Non capiamo come facciano ad entrare tutte quelle persone in quello spazio striminzito, eppure ci riescono. Saranno almeno più di trenta quelli che entrano per pregare. A volte vediamo qualcuno – quello che hanno la chiave, dice – entrare per fare la propria preghiera, ed uscirsene dopo qualche minuto senza dar fastidio a nessuno”.

Sono convinti che il luogo di culto sia lì da almeno cinque anni, ma in realtà sono più di dieci anni che continua ad attrarre persone, uomini e donne musulmane. Durante il Ramadan, quel luogo angusto è stato riempito da tappeti e gente ammassata l’una sull’altra. Fino al 9 settembre è stato un viavai continuo, come ci raccontano i vicini: “Veniva aperta durante le scadenze delle preghiere – ci raccontano -, adesso invece si vedono molte persone solo il venerdì”. Il rito del venerdì, infatti, è paragonabile alla preghiera della domenica nelle chiese cattoliche. Solo che, anche in questo caso (come nella mancata preghiera del mattino, alle 4 e 30), l’orario è stato sfasato rispetto alla regole: si riuniscono dalle 14 alle 15 anziché a mezzodì. “Lo fanno per non dare troppo nell’occhio”, ci dicono. Può essere. Anche perché, pur essendo difficile non farsi trovare quando ci si riunisce in 40 in altrettanti metri quadrati, nessuno sembra essere al corrente di quella piccola moschea, dove con cadenza periodica vengono tenuti i riti religiosi, che ospitano credenti provenienti anche dalle campagne limitrofe ad Orta Nova. Abdul ha cercato di integrarsi attraverso lo sport, tenendo sempre fuori la religione, per quanto possibile: “Gioco a calcio nella squadra di Stornara – racconta – e durante il Ramadan il mister spesso mi chiede se ce la faccio, visto che non mangio e bevo durante il giorno: certo che ce la faccio! Anzi ho più forza e voglia degli altri giorni”.

Eppure Abdul lavora nei campi di giorno, vive in un piccolo casetta e si organizza come può. È riconosciuto dalla comunità per via dello sport, del calcio, uno dei motori principali della coesione sociale tra i giovani. “Ci spiace vedere gli effetti che ha prodotto il materialismo – accusa il fratello maggiore -, eppure adesso ci sarebbero molte più possibilità di conoscenza attraverso internet”. Il web, ecco, il nuovo “locus” della comunità. Forum e stanze dedicate avvicinano i popoli o radicalizzano gli scontri di civiltà. Con vulnus pericolosi, perché nascosti nella miriade di “micro-indifferenze” della società moderna.
In dieci anni, pochissime persone si sono avvicinate, foss’anche per mera curiosità, a quella porticina in legno bianco, con le immagini della cultura “altra” sbiadite dall’indifferenza più che dal sole. Abdul, si rimette in sella al motorino fumoso, e nel frastuono reboante si allontana sorridendo. 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

da Il giornale.it
se indossi il velo la legge non vale più.

http://www.ilgiornale.it/interni/se_indossi_velo_legge_non_vale_piu/27-08-2008/articolo-id=285978-page=0-comments=1

L'Alchimista ha detto...

FUORI LA RELIGIONE DALLA POLITICA.

Io mi chiedo che cazzo c'entra il comportamento imbecilloide di chi soprassiede su Leggi in vigore in nome di una malintesa "tolleranza", con "i progressisti", per i quali, ad onor del vero, la Legge dello Stato ha SEMPRE E SENZA ECCEZZIONI la supremazia rispetto a "tradizioni, usi e costumi"...

E' un capovolgimento semantico davvero ridicolo perchè è assolutamente RIDICOLO e strumentale far passare il messaggio che i fondatori del pensiero Laico e delle Moderne Repubbliche democratiche Occidentali possano in qualche modo favorire una "islamizzazione" del continente...

Che abbassi la cresta, il potere religioso tutto intero...A quel punto gli Imam non saranno più una minaccia semplicemente perchè il potere da essi rappresentato (quello "religioso" appunto) non conterà più un c....

Saluti

Anonimo ha detto...

Comitato spontaneo contro l’inceneritore di Borgo tressanti.

Dalle sette di stamattina gli abitanti di Borgo Tressanti e il nostro comitato spontaneo stanno presidiando la zona che porta all’inceneritore (siamo proprio nei pressi dell’impianto), con l’obiettivo di portare l’attenzione sulla “fabbrica di veleni” che stanno costruendo… abbiamo bisogno di essere in tanti, quindi PER FAVORE chi può farlo ci raggiunga nella giornata di oggi. Stiamo diffondendo il comunicato stampa, ma la cosa più importante è MANIFESTARE TUTTI INSIEME!