giovedì 25 novembre 2010

Ancora un caso Di Bella?


Sembra di ripercorrere le tappe del “caso Di Bella”, il medico che negli anni Novanta mise a punto una controversa cura per il cancro. Questa volta il caso si chiama “Escozul”, dal nome propriamente esotico, e comincia ad alimentare le speranze dei foggiani. Il viaggio della speranza per recuperare la sostanza estratta dal “Rophalorus junceus” (uno scorpione tropicale), porta dritto a Cuba, dove la Labiofam concede gratuitamente le boccette dopo la consegna della cartella clinica. A raccontarci l’intera prassi, uno dei pionieri foggiani (forse il primo in assoluto) ad aver raggiunto L’Avana con la speranza di trovare una soluzione al cancro, con poco più di mille euro tra viaggio e soggiorno.
“Decisi immediatamente di voler almeno tentare con questo rimedio che non è un medicinale vero e proprio, visto che è completamente naturale – racconta G.B. -, per questo decisi di partire immediatamente in aereo con la cartella clinica e le analisi del sangue, come mi era stato preventivamente consigliato”.
Ad una manciata di chilometri dall’aeroporto (al chilometro 16 dell'Avenida Indipendencia), ecco i cancelli della “fabbrica della speranza”, l’edificio di due piani della Labiofam. “Appena arrivi, noti subito la fila impressionante di 2-300 – afferma ancora G.B. –, ci sono persone da tutto il mondo ma più della metà è composta da italiani. Te ne accorgi già sull’aereo che siamo noi i più presenti: peraltro durante la fila ho conosciuto pure due persone di San Severo e Manfredonia. C’è qualcuno che inizia l’attesa sin dalle 3 del mattino, ma la maggior parte dei familiari attende dalle 9 alle 12, non si fa nessuna prenotazione: arriva il tuo turno, mostri la cartella, e ti viene consegnato quello che loro considerano un semplice prodotto naturale utilizzato solitamente come analgesico e antinfiammatorio. Le dottoresse sono di una gentilezza enorme”.
Difatti, sono loro ad analizzare il quadro clinico della paziente cui dovrà essere somministrato l’Escozul, che per la quantità unitaria prevista dura all’incirca tre mesi: si tratta di un pacchetto con dei flaconi, ma ultimamente hanno cambiato la forma del contenitore proprio per ovviare ai problemi sui controlli. “Prima, essendo il contenitore come quelli delle flebo, venivano sollevati problemi soprattutto a Madrid – continua -, adesso invece vengono consegnate due boccette, tipo quelle del collirio, che contengono la stessa quantità ma non creano grattacapi durante il viaggio. Dopo aver letto tutta la documentazione della paziente, se è possibile anche in spagnolo, le dottoresse preparano una sorta di bolla di accompagnamento da presentare al check-in nel caso in cui si volesse proseguire con la terapia, che non è alternativa alle normali cure”. Sono gli stessi specialisti cubani, infatti, a raccomandare di non sospendere le terapie oncologiche in corso durante la somministrazione della tossina scorpionica, segno inequivocabile degli effetti antitumorali non certificati.

I meccanismi d'azione del farmaco si esplicherebbero bloccando l'angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni nel tumore, e inibendo le proteasi (enzimi cellulari). Il trattamento lo definiscono pure "adyuvante nel tratamiento del càncer", proprio per sottolineare che non è sostitutivo delle terapie tradizionali.
“La cura prevede la somministrazione di cinque gocce sublinguali da assumere ogni otto ore – dice ancora G.B. -, ed è da sottolineare che il medicinale è gratuito ed anzi si offendono se cerchi di pagarli dopo averlo ricevuto”. Ma proprio per questo c’è qualcuno che cerca di fare il furbo, cercando di rivendere il prodotto in Italia o semplicemente riempiendo il contenitore con altre sostanze dopo la cura. Sul web di trafficanti di questo tipo se ne trovano molti: qualcuno cerca di rifilarlo a 500 euro. “Chi ha realmente bisogno deve andare a Cuba a prenderselo, non si affidasse a questi sciacalli che speculano sulla salute delle persone – commenta G.B. -. L’unica possibilità alternativa è che si realizzino viaggi organizzati per abbattere i costi, e magari ci va solo uno e prende il medicinale anche per altre persone”. Quello che farà lui a gennaio, visto che allora i tre mesi per la prima fase del trattamento saranno passati, e ci sarà bisogno delle altre boccette di Escozul: “Porterò con me anche le cartelle cliniche di persone fidate, che hanno avuto la sventura di avere qualche parente ammalato – conclude –, non so quanto siano efficaci, l’importante è non cadere nelle trappole preparate da chi cerca di guadagnare facendo leva sulla speranza delle persone”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ottimo argomento trattato anche dalle Iene su italia1