sabato 20 novembre 2010

La rivoluzione di Vendola

Quella della nomina per merito dei direttori sanitari delle aziende sanitarie pugliesi doveva essere la “svolta epocale” al sistema delle sponsorizzazioni politiche: “Mai più nomine politiche nella sanità: ora vale solo il merito”. Ma dopo le parole gloriose del governatore Nichi Vendola, esplode l’ennesima bagarre sulle commissioni Asl per l’accertamento delle invalidità civili. Il primo a porre il problema è stato il consigliere de “La Puglia prima di tutto” Cecchino Damone, che nell’ultimo periodo sta infilzando una serie di interrogazioni sulla sanità: “Evidentemente la trasparenza conclamata da questa maggioranza costituisce un optional con la costante e continua violazione di legge”. Sotto i riflettori arrivano questa volta le “presunte irregolarità nelle procedure per il rinnovo delle Commissioni mediche”.
Stando ai rumors provenienti da Piazza della Libertà, non essendoci un termine perentorio per aggiornare le commissioni - stabilito per legge -, a spingere sulla leva del rinnovo (moltissimi nomi sono infatti mutati) sarebbe stato l’ex senatore Francesco Carella, dirigente sanitario manfredoniano, componente dal 2001 al 2006 della dodicesima commissione permanente “Igiene e sanità”.
Nella premessa all’interrogazione di Damone, peraltro, è ben evidente il quadro di riferimento, sul quale poggia tutta la “spartizione clientelare”: “Premesso che nella Asl di Foggia da diverso tempo e con molto ritardo si è proceduto al rinnovo delle commissioni, il capo dipartimento dell’Igiene pubblica si è arrogato il diritto, perché segnato dall’appartenenza al Presidente Vendola, di distribuire con il codice Cencelli tra i vari soggetti della sinistra presenti in Capitanata, la composizione delle predette commissioni con professionisti ben individuati; infatti il capo dipartimento coordina i dirigenti dell’igiene pubblica unici competenti ad organizzare la composizione delle commissioni stesse sulla scorta del Regolamento regionale”. Sono sedici le commissioni dall’Azienda foggiana, ognuna costituita all’incirca da 5 o 6 membri. Ebbene, stando ai riferimenti normativi, molte analogie emergono quando si valutano alcuni dei nuovi segretari. Ed è qui che emergerebbero le sponsorizzazioni politiche, oltre alla “presunta irregolarità” alla quale fa riferimento il consigliere anziano di via Capruzzi. Il discorso potrebbe essere ampliato anche al personale medico, ma per il momento può bastare la truppa di sindacalisti “promossi” nel ruolo di segretari grazie all’ala protettrice di alcuni consiglieri regionali di Capitanata.
A cominciare da Pietro Frattarolo (segretario per l’area di Cerignola), in quota Sel vista l’ultima candidatura alle Comunali a Manfredonia: rsu ex Cgil, da tutti ritenuto vicino al piddino manfedoniano Franco Ognissanti. Peraltro, quest’ultimo avrebbe avuto pure ingerenza nella nomina di Giovanni Ognissanti, suo fratello, a Monte Sant’Angelo. Come se non bastasse, Giovanni Ognissanti fa pure il consigliere comunale in quota Pd a Manfredonia.  C’è anche spazio per quello che è considerato il “portaborse” di Dino Marino, il segretario della commissione di San Severo Ciro Cataneo. Un altro sindacalista, rsu Fials, è Gaetano Tufo (area Cinque Reali Siti), foggiano, anch’egli vicino a Sel. L’ultimi della pletora (ma non nel novero dei segretari di commissione) è il sindacalista Cgil Gino Russo, foggiano nominato per l’area di Foggia città. Tutti questi rappresentanti sindacali sono esterni, mentre per la legge di riferimento non dovrebbe essere proprio così: “Per il posto da segretario – recita la legge 295 del 1990 – è richiesto un dipendente amministrativo dell’Asl con profilo professionale non inferiore ad assistente amministrativo”. In buona sostanza, è previsto che a ricoprire quell’incarico sia un interno, magari già impiegato all’ufficio invalidi. E poi, come risulta anche dall’interrogazione, non doveva esser fatta una selezione con avviso pubblico? Evidentemente, nel caso dell’Asl foggiana, si è deciso di derogare alla norma, cosa che non è accaduta nelle Aziende sanitarie locali di Lecce e Taranto, dove poco tempo fa si è provveduto al rinnovo delle commissioni proprio con un concorso pubblico. Ancora una volta, due pesi e due misure nella sanità pugliese, grazie al beneplacito di alcuni esponenti politici. 
Questa è solo la punta di un iceberg preoccupante, occultato sapientemente dalla “svolta formale” del corso di formazione per i “nuovi manager della sanità pugliese”, da poco iniziato a Bari. Ma la realtà è ben diversa. L’ultima operazione  controversa, infatti, (dopo le nomine nelle Commissioni per la valutazione delle invalidità civili e la selezione dei direttori delle aziende sanitarie locali) è l’avvio della procedura di stabilizzazione come “dirigente psicologo” per Sara Mascolo, psicologa vicinissima al presidente della Commissione regionale Sanità, Dino Marino. Poveri i 60 medici dell’Asl ai quali non è arrivato ancora alcun avviso di stabilizzazione – la scadenza, per chi è in servizio da tre anni, è al 31 dicembre di quest’anno, salvo proroghe -, perché a qualcuno quella comunicazione è arrivata (proroga del rapporto a tempo determinato fino al contratto a tempo indeterminato) e non ha dovuto sostenere neppure una prova per beccarsi il posto fisso.

Dopo qualche giorno dalla nomina, si sono dimessi tre segretari: Tufo, Longo e Frattarolo.

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