mercoledì 10 novembre 2010

I nostri monumenti da salvare



Sono decine le segnalazioni dei lettori pugliesi che hanno risposto alla campagna lanciata da Repubblica.it per dire no a un’altra Pompei e denunciare i beni culturali a rischio. L’archeologo Giuliano Volpe: «Nella carta dei beni culturali della Regione Puglia, abbiamo censito e posizionato circa 11mila siti di interesse culturale»


Mai più un’altra Pompei. Perché resti solo una brutta pagina da dimenticare, Repubblica ha rivolto un appello ai lettori, invitandoli a denunciare sul sito repubblica.it i luoghi storici da sottrarre a una fine certa. «Cercheremo così di compilare insieme è l’invito di Giovanni Valentini, editorialista di Repubblica un inventario, una mappa dei beni artistici e culturali in pericolo, per richiamare l’attenzione di tutti i soggetti e gli enti che sono preposti alla loro salvaguardia. Nessuno avrà più alibi per dire che non sapeva o non poteva».

Decine e decine le segnalazioni giunte da tutta Italia nello spazio di una giornata appena l’iniziativa è stata lanciata lunedì in prima fila ci sono anche i lettori pugliesi che, di denuncia in denuncia, hanno indicato alcuni dei luoghi disseminati sul territorio a rischio di sopravvivenza. Come Gianpaolo Sforza che segnala la malasorte della cava dei dinosauri di Altamura, dove una decina d’anni fa furono rinvenute oltre trentamila orme risalenti al Cretacico: «Oggi è abbandonata a se stessa. Chiunque vi può accedere liberamente visto che la recinzione è divelta e quelle orme, custodite per milioni di anni, rischiano di scomparire».

Ben due diverse segnalazioni, invece, per il sito archeologico di Herdonia, a Ordona, nel Foggiano. E la denuncia si fa eloquente per le immagini che l’accompagnano. Ecco, allora, una veduta dell’area ridotta a pascolo per un gregge di pecore: «Questo è lo stato in cui versa accusa Giuliano De Felice dopo la forzata interruzione delle ricerche archeologiche. Una risorsa culturale immensa, consegnata a un triste destino di abbandono». Mentre Michele Iula evidenzia come «il parco eolico della Inergia spa ad Ordona, in località Ponte Rotto, sia uno schiaffo a millenni di storia. In trecento metri, lungo il solco dell’originario cavidotto, sono emersi cinque ipogei del V millennio a.C. e una villa romana del periodo classico».

Non va meglio agli affreschi della cripta di San Simeone, immersa nella gravina di Massafra. «La parte mancante sulla sinistra dell’altare lamenta Gianfranco Rongo fu maldestramente asportata tanti anni fa e risiede ora nel duomo della cittadina. Tutto il resto si sta inesorabilmente sbriciolando, per terra è pieno di parti di affresco completamente polverizzate, a causa di agenti atmosferici e vandalismo». E ancora: i lettori segnalano masserie e chiese dimenticate nelle campagne, come pure emblematici episodi avvenuti nella vicina Basilicata. A Matera, per esempio, dove Michelangelo Camardo denuncia «la distruzione di una significativa parte del complesso monumentale di Sant’Agostino nei Sassi». Che ci si ritrovi, insomma, a Fasano come ad Altamura, a Brindisi o Torre a Mare, c’è un solo drammatico minimo comune denominatore in ciascuno dei casi proposti finora dai lettori e da quelli che verranno: un’altra Pompei, in Puglia, non è una minaccia ma è dietro l’angolo.

Antonio Di Giacomo, Repubblica

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