Per favore, Moscarella, fa’ come Cincinnato: ritirati a vita privata. In fondo, lo ammetti tu stesso di essere “già entrato nella storia di questo paese”, che non è il tuo, pur essendo ormai stato plagiato dai 15 anni della tua amministrazione.
È inquietante vedere il filmato, messo in rete da Luca Caporale, dell’incontro pubblico (se così si può chiamare un covo ideologico) nell’unica struttura cambiata negli ultimi dieci anni, il palazzo ex Gesuitico (il che è tutto dire). È imbarazzante ascoltare l’assessore alla Cultura, Aldo D’Agostino, parlare cacofonicamente con lo sguardo puntato un secondo sì e l’altro pure verso il capo, in stato di perenne sudditanza. Discorsi tediosi, argomenti riciclati e l'accusa agli ortesi: “La dovete smettere di pensare da uomini di piazza”, ha detto infervorandosi Moscarella al pubblico sparuto. Ma di quale piazza parla? Ormai non c’è più nessuno in piazza. L’intero comune è un’ameba che va avanti per forza d’inerzia in mano ad un nugolo settario di volti ormai impolverati sopra il lauto tavolo pubblico, sul quale ormai non c’è più nemmeno l’odore delle vecchie vivande. Neppure grattandone la superficie si riuscirebbe a recuperar qualcosa di buono, mentre D’Agostino continua ad affermare che “non si può non ammettere che questa Giunta ha fatto tanto nei cinque anni in cui ha amministrato”. Per fortuna c’erano quattro pareti in quel bunker, perché fuori sono in molti a pensarla diversamente. “Ormai non stiamo più a 30 anni fa, adesso bisogna essere in grado di amministrare rispettando i rigidi paletti di spesa, e secondo il buon governo”. Nessuno può essere contrario a questo alibi bell’e buono. Perché se si escludono gli appalti affidati troppo spesso agli stessi nomi, rimane il buio assoluto.
Quel buio assoluto che hai contribuito, tu Moscarella, ad enfatizzare con il disimpegno, forse peggiorato dopo la “rottura” con una grossa fetta di ortesi durante il periodo della contestazione della discarica. Ma in fondo, ripresentandoti alla prossima tornata elettorale, hai corroborato la tua visione sugli ortesi: “M’rdajul” che non capiscono nulla. Ne sei convinto, ora più che mai, perché cominci a percepire che, forse, anche questa volta ti andrà bene. Ti lamenti spesso: “Questa volta non ce la faccio”. Sta riuscendo il tuo giochino (vecchio seppur efficace, come la tua politica d’altronde) di spaccatura dell’elettorato con i doppiogiochisti che hai in Giunta e con la miriade di liste civetta che attraggono giovani ancora illusi che la politica possa essere impegno per un fine comune, condiviso.
Allodole che si accorgeranno (chi prima, chi mai) dell’abilità politica di un volpone che si è formato nei partiti di una volta (non nelle scatole vuote attuali), che ha gabbato la loro presunzione da cacasenno. Fino a quando le loro schiene dovranno piegarsi? Fino a quando, i loro genitori, magari agricoltori, dovranno fidarsi di chi li illude con una realtà artata, che nasconde la grande miseria sociale in cui versa il paese? Viene in mente la frase del rimpianto Monicelli sugl’italiani: “Vogliono qualcuno che pensi per loro e – riferito a Mussolini – se poi va male lo impiccano”. Sono “pavidi”, diceva il maestro del cinema italiano. In fondo, vale anche per gli ortesi, affranti dal disimpegno. Un altro favore alla longitudine del governo dell’agronomo stornarese.
2 commenti:
Analisi socio-politica perfetta... Ora tocca a voi "ortesi pavidi"! ps: Michè come va la caviglia?
La Barilla, corrompendo Aruba, è riuscita a far oscurare il sito del giornale on line Italiaterranostra di Gianni Lannes che aveva denunciato la presenza del pericoloso amianto nello stabilimento Barilla di Melfi.
La camorra si esprime anche così.
http://reportonline.it/2010121143889/cronaca/dove-ce-barilla-ce-amianto.html
divulgate…
Posta un commento